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Aprile 19, 2020

Il prezzo della privacy

Premessa. In questo blog abbiamo già avuto modo di parlare delle app di tracciamento per la fase 2 della gestione “coronavirus”.

Essendo io particolarmente sensibile ai temi della privacy (sono stato candidato alle europee per il Partito Pirata, per inciso) mi sono documentato sui requisiti europei che queste app dovrebbero seguire, per concludere siano prodotti validi e sicuri da usare. Inclusa l’app “Immuni” di Bending Spoons, scelta dal Governo italiano tra le tante, compatibile col il PEPP-CT ma non (ancora) open. A sinistra sintesi a prova di stupido, in versione grafica.

Primo aggiornamento. L’Unione Europea sta spingendo perché, a differenza di quanto si sta pensando di fare nella nostra nazione, venga adottata una singola app a livello comunitario. Su questo imprevisto Bending Spoons potrebbe letteralmente scivolare, nonostante il lungo processo di selezione giunto ormai a termine; confidiamo in un prodotto ben impostato che sappia dimostrare la sua efficacia anche oltre confine.

Oggi tuttavia mi sono imbattuto in un interessante scambio di tweet, uno di quelli che si possono tranquillamente classificare come “blast”, tra Claudio Berretti (Direttore Generale di Tamburi Investment Partners S.p.A.) e Federico Ronchetti (vi rimando alla sua pagina LinkedIn che faccio prima). Prima di proseguire vi invito a considerare che la Tamburi Investment Partners risulta proprio tra gli investitori di Bending Spoons.

Al di là dello scambio di battute, con qualcuno che effettivamente rileva come i prodotti del Play Store dell’autore di Immuni siano tutto fuorché promettenti rispetto all’uscita di un prodotto serio di contact tracing, è evidente questo non possa essere usato come biglietto da visita per sentenziare sulle competenze di un team di sviluppo che, al contrario, sono sicuro stia facendo un lavoro di assoluto spessore per aderire alle indicazioni europee. Divertente assai, comunque. La reazione scomposta del Sig. Berretti mi ha strappato una risata.

Apriamo invece una parentesi sulla privacy, visto che è questo il motivo del contendere e l’argomento di tendenza degli ultimi giorni. Quanti dati cediamo quotidianamente a siti internet e software vari che utilizziamo? Quanto della nostra vita privata è in realtà pubblica, e quanto abbiamo ceduto delle nostre libertà per accettare compromessi poco convenienti? Ma soprattutto, cosa se ne faranno mai delle Aziende dei sondaggi che compiliamo o dei click che facciamo? Assolutamente geniale in tal senso è un giochino stupido ospitato dal New York Times, vi invito a farci qualche partita: Privacy Chicken è una gallina che vuole a tutti i costi i nostri dati personali, e farà di tutto per averli. Ogni scelta negativa, e quindi ogni vita persa, vi farà rendere conto di quanta importanza rivestano banali azioni che facciamo inconsciamente nel navigare in Internet.

Non concluderò questo post a parole, ma con un meme volto a sottolineare l’incoerenza dell’italiano medio. A voi condividere, per far capire ad amici e colleghi quanto sia fondamentale in un momento del genere informarsi (es. post del primo link in apertura) e generare consapevolezza (es. giochino Privacy Chicken).

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