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Novembre 21, 2020

Il Raspberry Pi 400 come thinclient

Sono sempre stato affascinato dai Raspberry Pi, come d’altronde molti miei colleghi del ramo IT. Sono dei giocattolini per tecnici e sistemisti, ma hanno un potenziale enorme: non solo in ambito didattico, ma anche professionale.

Senza scendere nel teorico, andiamo direttamente agli esempi pratici. In questo blog abbiamo già parlato di Zabbix come sistema di monitoraggio proattivo delle reti aziendali, e vi ho spiegato nel dettaglio come migliorare la vostra installazione per ottenere il massimo delle performance e della sicurezza. Quello che non vi ho detto è che, essendo il software installabile in modalità agent-server, ho eseguito decine di installazione anche di vari sistemi proxy… e che tra questi, soprattutto in piccoli uffici privi di server dedicati, molti dei miei deploy sono stati eseguiti su dei banalissimi Raspberry Pi. Con una spesa di poche decine di euro è stato possibile tenere sotto controllo 24 ore su 24 tutti i device critici per garantire l’operatività dei dipendenti – penso a switch, router, access point, ma anche NAS e altri strumenti – rilevando eventuali anomalie in tempo reale (o addirittura in anticipo!).

Ho visto aziende di noleggio stampanti multifunzione in costo copia automatizzare le letture dei contatori dei clienti semplicemente usando, anche in questo caso, un innocuo ed invisibile Raspberry Pi. Giganti come Oracle, piuttosto, spendere 40.000€ e costruirsi un piccolo supercomputer composto da un cluster di Pi 3 model B+!

Se non bastasse ho visto il Raspberry Pi essere impiegato in contesti più o meno etici per fare da scanner del traffico di rete, per filtrare contenuti, per monitorare i dati in transito verso Internet. Alcuni mesi fa abbiamo testato assieme Dowse per tenere sotto controllo i dispositivi IoT domestici. L’estrema portabilità e versatilità di queste piccole schede le hanno rese famose in tutto il mondo anche legate all’idea dell’hacker cattivo, tanto da entrare nell’immaginario collettivo persino in serie TV come Mr. Robot:

Unboxing del Raspberry Pi 400

Tutta la premessa sulla storia pregressa del prodotto inglese per introdurre l’ultimo gioiellino, il Pi 400. Un prodotto che unisce ciò che ha reso famoso il brand, ovvero la possibilità di essere impiegato per i più svariati ed impensabili scopi, ad un altro desiderio proibito dei nerd di tutto il pianeta: quello del computer integrato nello chassis di una tastiera, un po’ come ai tempi fu il Commodore 64.

Quando l’ho visto sul sito me ne sono istantaneamente innamorato, più che altro incuriosito dalle applicazioni che può trovare una soluzione del genere. La confezione include, oltre al Pi 400 stesso localizzato in lingua italiana: un mouse desktop intonato, l’alimentatore USB type C, un adattatore micro HDMI per monitor HDMI standard (ne supporta ben 2, in modalità estendi), la classica schedina microSD d’ordinanza con precaricato il sistema operativo Raspbian (basato sua distro Debian compilata per ARM), un manuale a cui non ho prestato troppa attenzione (zero).

Il Thinclient economico definitivo!

Vorrei partire subito dal difetto più grosso, una scelta tecnica che però ha il suo perché: la mancanza del tastierino numerico separato. Con i tasti funzione è possibile usare ugualmente i numeri stile calcolatrice, ma ci vorrà un po’ di abitudine. L’assenza di tasti superflui rende tuttavia questo mini computer estremamente portatile, tanto da renderne agevole il trasporto durante il tragitto casa-lavoro. Non a caso parlo di tragitto casa lavoro, come spoilerato nel titolo del paragrafo il Raspberry Pi 400 si presta benissimo ad essere utilizzato come thinclient in combinazione ad un terminal server (TS) o a un remote desktop server (RDS): si posiziona sulla scrivania e si connette in meno di 1 minuto a tutto il necessario (2 monitor, LAN, Wifi, cuffie, etc.), si accende istantaneamente, e si è operativi nel giro di pochissimo tempo.

In termini di business, è il sogno di ogni CFO e CTO. Parliamo di un endpoint dalle prestazioni ottimali per un uso ufficio e dal prezzo estremamente contenuto, 105€ circa, che non necessita di manutenzione (mal che vada si sostituisce al volo). Più economico di un Thinclient dei produttori più blasonati, più portatile di un notebook, configurabile facilmente in pochi click clonando il contenuto della scheda di memoria. Presupponendo quindi di avere una infrastruttura server e networking adeguata, l’adozione dei Pi 400 come terminali dei dipendenti porterebbe ad un vero e proprio abbattimento dei costi.

A livello software Raspbian offre un po’ tutto quel che ci si aspetta da un ambiente del genere: browser vari, suite LibreOffice, programmi multimediali e piccoli ambienti di sviluppo. Senza necessariamente dover cambiare distribuzione, si possono facilmente installare FreeRDP o Remmina per la connessione ai server Microsoft (RDP, appunto) o tramite protocollo VNC per esempio. Meno immediata la configurazione di OpenVPN in modalità client, ma smanettando un po’ si riesce a configurare anche un tunnel automatico verso il proprio firewall (che magari parta automaticamente al boot del sistema). Dovesse mai mancare qualcosa, c’è sempre l’alternativa Ubuntu!

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