caricamento...

Maggio 20, 2020

Il 2020 dell’eCommerce, analisi e prospettive

Due cose sono da evidenziare dei giorni scorsi nel panorama digitale italiano: il rapporto “E-commerce in Italia 2020” della Casaleggio Associati, che cercherò parzialmente di sintetizzare in questo post, e la nascita di Facebook Shops. Le due notizie non sono poi così scollegate.

Partiamo con un’analisi dei dati. Tutto ciò che riporterò qui ha come base il PDF che potete scaricare a questo indirizzo: la Casaleggio Associati potrà non piacere, visto l’accostamento alla nota forza politica, ma è innegabile sappia fare il proprio mestiere e sia una fonte autorevole.

Al netto delle categorie merceologiche in crisi e del calo generalizzato dei consumi, il 2020 è l’anno in cui tutti gli italiani scoprono la possibilità di acquistare online. […] Se fino ad oggi era normale ricevere a casa una pizza, da oggi in poi sarà normale ricevere anche un cacciavite.

Partendo dal generale per arrivare poi al particolare, nel mondo il 59% della popolazione ha accesso a internet (+7% rispetto al 2019). 52% del traffico è mobile, 55% se consideriamo anche i tablet, mentre solo il restante 45% è generato da PC. Quasi il 31% degli acquisti online avviene da utenti della fascia 25-34 anni, seguono con il 25% quelli tra i 35 e i 44 anni e col 20% i giovani tra i 18 ed i 24.

In Europa le vendite online vanno forte, con più del 70% della popolazione che nel 2019 ha usufruito dello shopping telematico. I mercati web più “ricchi” sono, in ordine, Gran Bretagna, Germania e Francia (anche se i Paesi del sud, Italia e Spagna in particolare, registrano tassi di crescita interessanti). Molti acquisti fuori dai confini comunitari, in primis verso Cina e Regno Unito, in particolar modo tra i giovani attirati dalle possibilità di risparmio. Da valutare come la Brexit impatterà questo scenario, modificando le abitudini commerciali.

In Italia? Il 12% delle aziende fa e-commerce, di queste il 79% nel mercato consumer. Un numero in crescita, stando ai codici ATECO delle imprese. A caratterizzarci dal resto d’Europa l’alto volume di acquisti da dispositivi mobili (il 76%, da confrontare con il 64% media UE).

Il coronavirus, nei suoi primi 20 giorni di diffusione, ha rallentato anche il settore e-commerce; nonostante tutto, il 31% degli italiani ha dichiarato che avrebbe acquistato più volentieri online che in negozio in periodo di quarantena. La tendenza è quella di una contrazione dei prodotti non necessari e di una impennata nei beni di prima necessità (food delivery incluso), delle assicurazioni e dei prodotti sanitari. Un comparto online che, a differenza di quanto spesso percepito, non preme sull’acceleratore ma che soffre e deve fare i conti con ritardi nelle consegne, problemi con logistica e catene di fornitura, regole di contenimento del virus Covid-19. Prospettive rosee di crescita nel 2020 per alimentari, assicurazioni, casa e arredo, centri commerciali, editoria, elettronica, salute e bellezza. Non gioiscono i settori della moda e del lusso, ma soprattutto turismo ed eventi che ne escono nettamente ridimensionati.

I marketplace hanno avuto un ruolo primario e hanno dovuto attrezzarsi per l’emergenza da diversi punti di vista al fine di continuare ad erogare i loro servizi.

Proprio parlando di marketplace, ci ricolleghiamo a quanto anticipato in apertura. Facebook prova a fare l’anti-Amazon, e nel farlo assesta una spallata anche ad eBay. L’alleanza con Shopify (chi è nel settore informatico conoscerà di certo già la piattaforma) consentirà al colosso di Mark Zuckerberg di abilitare qualsiasi imprenditore all’apertura del proprio negozio online in pochi click, gratis, con un parco clienti molto “social”. Se per ora gli acquisti Facebook Shops avvengono su sito esterno, negli Stati Uniti è già possibile pagare direttamente tramite app. La comunicazione è corollario di questo cambio di paradigma e gioca un ruolo fondamentale, tanto che Whatsapp, Messenger e Instagram Direct diventeranno canale diretto tra venditore e cliente come in Cina già avviene (vedasi WeChat).

Si aprono decisamente scenari interessanti, sarà doveroso seguire l’andamento del mercato e non si potrà prescindere dallo studio dei cambiamenti della società nei prossimi anni. Il minimo comune denominatore è un avanzamento tecnologico, forse un po’ anche spronato da questa pandemia globale, che ridefinisce i metodi d’acquisto e le possibilità di vendita.

Posted in EconomiaTaggs: