Ho scelto titolo ed immagine di apertura ancor prima di iniziare a scrivere questo pezzo, quando solitamente avviene il contrario. Questo post sarà un viaggio all’interno del mondo della psicologia sociale e della sociologia, potrà essere eventualmente letto in chiave politologica; vi invito quindi ad allacciare le cinture, sarà un percorso in salita che parte dalla teoria per giungere al culmine con esempi pratici reali.
Cos’è la folla?
Prima di tutto, contestualizziamo. Tutti siamo folla, nel nostro agire collettivo. Siamo sempre meno folla con il progredire della società, l’avvento delle nuove tecnologie e l’emergere di un individualismo profondamente marcato, ma siamo parte di un pensare e di un agire collettivo di difficile definizione. I primi a rendersi conto di tutto questo furono Platone ed Aristotele, il secondo nei suoi scritti distingueva nell’utilizzo del termine Démos per i gruppi coesi ed organizzati, Plethos per ammassi di gente senza forma ben definita. Fior di studiosi tra ‘800 e ‘900 si sono cimentati nell’impresa di trovare, con più o meno rigore scientifico, le caratteristiche di questi gruppi di gente informi. Preludio frequente era la descrizione delle folle come violente, caotiche ed eversive tanto che spesso chi vi partecipa o ne prende parte viene descritto come tribale, selvaggio ed animalesco. Partendo dalla Francia, il filosofo Hippolyte Taine amava definire la folla, con molta negatività, un “mostro dai milioni di teste […] [fatto] di topi di fogna”. Questi accostamenti finirono per diffondersi, anche tra gli studiosi italiani, e diventare presto dicotomia tra un Démos educato e intelligente contrapposto ad un Plethos stupido nel suo essere collettività e destinato ai bassifondi della città (tra povertà, promiscuità e furti).
un’antica sentenza dice: senatores boni viri, senatus mala bestia, e il popolo oggi ripete e conferma questa osservazione, quando, a proposito di certi gruppi sociali, afferma che, presi gli individui uno per uno son galantuomini, messi insieme sono birbanti
Scipio Sighele, La Folla delinquente
Il minimo comune denominatore tra tutti i principali autori sul tema (Sighele, Le Bon, Tarde, etc.) si può trovare. Caratteristiche della folla, citando Elisa Moroni (autrice di un pezzo che consiglierò più tardi) sono: il convenire episodico, spontaneo e repentino di una molteplicità di individui nello stesso spazio e nel medesimo tempo, la prossimità fisica degli individui che ha una serie di conseguenze negative sul comportamento collettivo, il contagio psichico conseguenza della vicinanza fisica, il livellamento delle differenze individuali e il prevalere di un senso comune, la credulità e la suggestionabilità dell’aggregato, l’orientamento repentino della folla in base ad uno stesso stimolo, la creazione di un’anima o di una mente collettiva (mediocre intellettualmente e moralmente rispetto al singolo isolato), l’abitudine all’azione violenta.
Come nasce una folla?
Nelle specie superiori di formiche, secondo Espinas, “l’individuo svolge un’iniziativa sorprendente”. Come cominciano i lavori, le migrazioni dei formicai? Per un impulso comune istintivo, spontaneo, partito da tutti gli associati insieme, sotto la pressione di circostanze esterne subite insieme da tutte le formiche? No; un individuo si stacca, si mette all’opera per primo, e batte i suoi vicini con le antenne per avvertirli che devono dargli man forte. Il contagio imitativo fa il resto.
Gabriel Tarde
All’esempio delle formiche, preferisco le api. In quest’era digitale infatti, fatta di interconnessioni istantanee e disintermediazione, si può parlare più propriamente di “sciami di persone“… e non sono io a dirlo, ma Byung-Chul Han. Diversamente dalla folla tradizionale, questa folla 2.0 non vede i diversi individui identificarsi in un’anima collettiva, gli stessi non si sentono parte di un insieme né tantomeno sarebbero facilmente propensi a veder dissolversi la loro individualità nel mucchio dei tanti. Il motore di base di tutto è sempre il messaggio, sia esso una chat invece di una conversazione a voce o un video condiviso sui social.
Ma torniamo al pensiero di Tarde, secondo il quale la folla nasce per imitazione. L’imitazione ha origine dal concetto di simpatia, che inevitabilmente richiama a sé gli studi di Max Weber sul leader carismatico. E’ proprio questo singolo individuo, per queste sue innate qualità, che raduna intorno a sé altri dando loro una speranza, un’utopia; questa stessa persona, investita di fiducia, genererà involontariamente desiderio di partecipare e contribuire alla causa. Se quindi per Han gli sciami digitali sono disorganizzati e destinati a non concludere nulla, per il sottoscritto invece è esattamente come in natura: gli sciami sono guidati dal leader carismatico di Max Weber, dall’imitazione di cui parla Tarde.
Sono teorie fondate?
Amo avere prova delle teorie in maniera empirica, trovando conferme nel mondo reale. Il mio essere stato membro nonché candidato alle scorse europee del Partito Pirata, un movimento che ha fatto dell’etica hacker e della condivisione i suoi punti di forza, mi ha portato tanti anni fa ad informarmi sulla sua storia ed a conoscerne il fondatore Rick Falkvinge. Fu proprio lo svedese, nel lontano 2006 (periodo della rotta di collisione tra il popolarissimo sito di file sharing The Pirate Bay e le autorità locali), a dar genesi a quello che oggi è un movimento politico internazionale sciamiforme.
Quando ho lanciato lo sciame del Partito Pirata Svedese, ho postato un manifesto approssimativo in un sito piuttosto orrendo e menzionato il sito giusto una volta in una chat tematica sul file sharing. Questa fu la sola pubblicità mai avvenuta; il giorno seguente, il partito aveva centinaia di attivisti. Tempismo, contesto sociale e messaggio sono cruciali – ma se hai questi tre, il tuo sciame nascerà come api intorno al miele nel giro di alcune ore. Crescerlo e mantenerlo sono ugualmente cruciali, ma queste sono sfide immediatamente seguenti. Una sfida alla volta.
Rick Falkvinge
Nel 2009 il Partito Pirata svedese prese 225.915 voti e venne eletto al Parlamento Europeo, a distanza di 11 anni ora siedono 4 MEPs pirata nell’emiciclo (3 della Repubblica Ceca, 1 della Germania). Tutto questo perché Falkvinge ebbe la lungimiranza di prendere il suo sciame e gestirlo in maniera adeguata, dandogli una struttura gerarchica molto rigida ed assegnando ruoli ai singoli membri. Da qui il titolo del post, “addomesticare la folla”. Immaginate nel quotidiano come tutto questo potrebbe tornarvi utile a vendere di più, a gestire al meglio le vostre campagne marketing!
Consigli di lettura

Due testi arrivano dal mio bagaglio universitario e approfondiscono enormemente quanto qui accennato: “La Folla – continuità e attualità del dibattito italo-francese” a cura di Sabina Curti e “Critica della Folla“, della stessa autrice. Infine “Swarmwise: The Tactical Manual to Changing the World” di Rick Falkvinge (gratis online sul sito ufficiale!) con cui abbiamo appena concluso.

IT Manager, System Administrator, Sociologo, Politico a tempo perso. Vicentino, classe 1991.
Questo è il mio blog personale, nel quale cerco di proporre analisi e ragionamenti di attualità nei temi in cui sono più preparato. Scopri di più nel mio curriculum vitae, o mettiti in contatto con me!