Oggi è domenica 12 aprile 2020. Pasqua. Quest’anno la festività sarà ricordata come “quella volta che il pranzone coi parenti è saltato, causa coronavirus” (a parte per le persone particolarmente responsabili che hanno deciso di andare comunque al mare nonostante divieti e controlli, chiaramente). E’ passato più di un mese dall’inizio delle misure di contenimento nazionali e se da un lato il Governo ha assicurato sussidi in varie forme e modalità, dall’altro lato la recessione (secondo Confindustria, almeno) non mancherà di pesare sulla nostra economia nazionale. Le stime parlano di un -6% sul PIL annuale, giusto per avere un’idea dell’impatto di questo lockdown: nel 2019 il PIL fu di 1788 miliardi di euro circa, quindi parliamo di 100-110 miliardi di euro bruciati ipoteticamente dalla pandemia.
In uno scenario del genere, già si fa strada l’ipotesi della patrimoniale. Fece notizia Santori, il leader delle Sardine, ma anche l’idea PD di una Covid-Tax sta creando i primi malumori sia all’interno del Governo stesso che tra le opposizioni. Con lo spettro del deterioramento del quadro economico, la stabilità del sistema finanziario diventerà facilmente giusta preoccupazione per i risparmiatori italiani; non è una novità che questo genere di preoccupazioni porti persone, più o meno competenti, a cercare rifugio in soluzioni “creative” come gli investimenti digitali e soprattutto le crypto-valute.
Questo articolo per mettervi a disposizione un po’ di miei studi pratici e teorici in merito. Partirò dalle basi, mettendo in guardia chiunque sia arrivato a leggere il mio blog entusiasta di questa possibilità: Bitcoin, Litecoin e simili sono lo strumento di investimento più speculativo e volatile rispetto a qualsiasi altra asset class. Vi basti osservare il grafico che segue:

Questo è l’andamento del valore dei bitcoin degli ultimi 4 anni, oggi un BTC vale (al momento in cui scrivo) 6400€ circa. Tradotto in altri termini… se pensate di mettere al sicuro i vostri risparmi convertendoli in crypto, state sbagliando strada.
Mentre i millenials stanno vivendo la loro seconda crisi in un decennio e sono costretti a reinventarsi sono sicuro il mio avvertimento, così come ogni buon consiglio, rimarrà inascoltato dal lettore medio. L’idea di poter facilmente smobilitare soldi, salvarli da una possibile patrimoniale e farci un rapido profitto potrebbe comunque allettare più di qualcuno. Passiamo quindi a qualche dritta più burocratica.
Punto n. 1: se siete alle prime armi, iniziate a documentarvi dal sito ufficiale del progetto e da altre fonti attendibili. Possibilmente, quindi, non dal cugino che vi ripara il computer gratis. In seconda battuta, una volta fatti i primi test ed esperimenti (che vi auguro siano indolori), bisognerà fare i conti col Fisco. Riassumendovi in breve due ottimi articoli di Federico Migliorini per Fiscomania.com (uno e due) la normativa civilistica italiana è ancora deficitaria e non ha regolamentato nello specifico la questione, i riferimenti cruciali sono la sentenza della Corte di Giustizia UE, le modifiche alla normativa anti-riciclaggio, gli atti interpretativi.
Se un privato a titolo personale acquista, detiene e rivende crypto-valute, quindi guadagnandoci ed accumulando plusvalenze, bisognerebbe pagarci le tasse indicandoli come “redditi diversi”. Due le condizioni: a) che siano frutto di contratti a termine b) che siano stati detenuti per più di 7 giorni sul proprio conto per un controvalore medio superiore a 51.645,69€. L’entità della plusvalenza stessa andrebbe calcolata, secondo l’Agenzia delle Entrate, sulla base delle quotazioni delle principali piattaforme di scambio/conversione online. Più dibattuta l’indicazione del Fisco riguardo alla dichiarazione nel famigerato “quadro RW” (investimenti all’estero), che se venisse meno potrebbe portare a sanzioni salate ed alla presunzione le somme siano frutto di evasione fiscale. Quando dico dibattuta intendo che le interpretazioni italiane sono in contrasto con il principio opposto stabilito dalla Corte di Giustizia UE, secondo cui le crypto non sono equiparabili o assimilabili a valute “legali” (così come i wallet non sono conti correnti esteri ed il valore medio degli scambi online non è un listino ufficiale pubblico di borsa).
In un periodo di pesanti incertezze, concludendo, avrebbe poco senso farsi carico delle ulteriori incertezze che vengono scaricate sulle spalle del contribuente. Indipendentemente dal fatto che la “tassa di solidarietà” di cui abbiamo parlato in apertura si vada concretizzando o meno, con prelievo forzoso o su base volontaria “alla Giuseppe Sala“, una cosa è inoppugnabile: la tutela della salute in questo periodo ha la priorità assoluta. Con l’augurio che si possa al più presto ripartire e guardare oltre!

IT Manager, System Administrator, Sociologo, Politico a tempo perso. Vicentino, classe 1991.
Questo è il mio blog personale, nel quale cerco di proporre analisi e ragionamenti di attualità nei temi in cui sono più preparato. Scopri di più nel mio curriculum vitae, o mettiti in contatto con me!