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Aprile 17, 2020

Un femminismo più attuale che mai

Le richieste d’aiuto delle donne ai centri antiviolenza sono aumentate del 74,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A diffondere questo dato è l’associazione D.i.Re., e non si discosta troppo dai numeri degli altri Paesi. Le misure di contenimento per arginare il coronavirus hanno spesso costretto le donne in casa alla mercé dei propri aguzzini, obbligando anche coppie disastrate a condividere tempi e spazi, con conseguenze terribilmente prevedibili. L’agenzia Un Women delle Nazioni Unite che si occupa di parità di genere ha pubblicato una relazione online il 31 marzo scorso in cui descriveva questi effetti: perdita del lavoro, aumento del divario salariale, interruzione all’accesso alle misure di contraccezione o salute sessuale e maggiore esposizione alla violenza domestica.

Esempio eclatante della perdita di diritti è la politica polacca: in Parlamento a Varsavia è approdata una legge che costringerebbe le donne a portare avanti la gravidanza, in ogni caso. Vietato l’aborto, in altri termini, ma a differenza del 2016 (quando una grande mobilitazione dei movimenti femministi aveva impedito al governo modifiche alla legge in vigore) questa volta le misure di distanziamento sociale rendono impossibili e proibite le manifestazioni e quindi il dissenso (se non online).

In periodo universitario sono stato membro della Commissione Pari Opportunità del comune dove studiavo, sono ben consapevole del problema ed è una questione che mi sta molto a cuore. Snocciolando un po’ di dati ISTAT (2014-2015), in Italia quasi una donna su tre ha subito forme di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. 1 milione e 403 mila donne, circa il 9% delle lavoratrici, ha subito molestie o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Una definizione esaustiva del termine femminicio, per quanto già formulata prima, si deve all’antropologa e politica messicana Marcela Lagarde:

Ogni pratica sociale violenta fisicamente o psicologicamente, che attenta all’integrità, allo  sviluppo psicofisico, alla salute, alla libertà o alla vita delle donne, col fine di annientare l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla sottomissione o alla morte della vittima nei casi peggiori. Violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale  rivolta contro la donna, in quanto donna, perché non rispetta il ruolo sociale impostole.

E se il sociologo Pierre Bourdieu nel 1998 constatava il dominio maschile sulle donne fosse la più antica e persistente forma di oppressione presente, nel 2020 si riparta dal messaggio di Levante (al secolo Claudia Lagona). Un femminismo che prende le distanze dalla tossicità di una lotta tra fazioni, ma che ha comunque sollevato critiche :

(Noi donne, ndr) mi sembriamo sempre più consapevoli della nostra importanza, del nostro potere. Ciò che per me è essenziale è che questo non conduca a un sentimento di rivalsa, vorrei che noi donne sapessimo definirci come esseri umani tout court. Quando sento dire che la donna è meglio dell’uomo mi dispiaccio, perché credo fortemente nella parità dei sessi, quindi non mi permetterei mai di lottare per quella parità sminuendo i maschi. È questo il mio femminismo, noi non siamo meglio degli uomini, siamo esattamente come loro.

Concludendo, il femminismo non ha bisogno di togliere niente a nessuno per adempiere la propria funzione. Femminista è chi, a prescindere dal proprio genere, crede nella parità sociale, economica e politica tra i sessi; pensare il contrario, nel 2020, è abbastanza ridicolo.

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